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Schiodare dalla croce - Incontro OSSM con fra Bernardino Zanella

Data: 03-06-2024, in Notizie


SCHIODARE DALLA CROCE

Incontro con l’Ordine Secolare dei Servi e delle Serve di Maria

Per questa nostra riflessione si propone una metodologia che si usa molto in America Latina, e che viene usata spesso anche da Papa Francesco:

1. vedere; 2. giudicare; 3. attuare.

I. VEDERE

La prima cosa da fare è guardare la realtà in cui siamo inseriti.

Nel suo primo viaggio, Papa Francesco è andato in un luogo molto simbolico, all’approdo dove arrivano gli emigranti che vengono dall’Africa (quelli che arrivano, perché molti annegano in mare), all’isola di Lampedusa. Egli stesso lo ricorda, nel suo messaggio per la quaresima di quest’anno: «Nel mio viaggio a Lampedusa, alla globalizzazione dell’indifferenza ho opposto due domande, che si fanno sempre più attuali: “Dove sei?” (Gen 3, 9) e “Dov’è tuo fratello?” (Gen 4, 9)». E lo stesso Papa Francesco risponde: «Ancora oggi siamo sotto il dominio del Faraone. È un dominio che ci rende esausti e insensibili. È un modello di crescita che ci divide e ci ruba il futuro. La terra, l’aria e l’acqua ne sono inquinate, ma anche le anime ne vengono contaminate».

Il nostro è un tempo di ‘grande contaminazione’, che ostacola la vita e impedisce la piena umanizzazione.

Ricordo qui solo qualche aspetto di alcuni gravi problemi dei nostri giorni.

1. La grave situazione attuale è provocata, come dice il Papa, dal nostro ‘modello di crescita’, che promuove il massimo profitto al minor costo. Questo significa che dove non ci sono sufficienti protezioni sociali, si cercherà di esigere dagli altri il più possibile, dando loro il meno possibile, imponendo la legge del più forte e riducendo o eliminando anche i sistemi di protezione della salute e dell’incolumità delle persone, come vediamo spesso avvenire in Italia, con tante morti sul lavoro. Papa Francesco ha dichiarato che l’attuale sistema neoliberista, che praticamente è diffuso in quasi tutto il mondo, “è un sistema che uccide”.

2. Questo ‘modello di crescita’, dice Papa Francesco, “ci rende esausti e insensibili”, incapaci di solidarietà. L’individualismo è una delle caratteristiche più specifiche del nostro tempo e condiziona tutte le nostre relazioni sociali, e molto spesso anche quelle famigliari. Molti cercano solo il proprio benessere immediato, sono superficiali, senza radici e senza storia, insensibili e indifferenti ai problemi degli altri, che sono considerati spesso come possibili concorrenti e nemici. Anche per questo, è notevole il disinteresse e il distacco di molti dalla politica e dalle grandi istituzioni, compresa la chiesa.

3. La sete di massimo profitto porta anche allo sfruttamento selvaggio della natura e delle sue risorse, alla promozione sfrenata del consumismo, al punto che sarebbe necessario un altro pianeta per far fronte alle esigenze attuali e alle crescenti esigenze per il futuro. Si stanno consumando anche risorse che appartengono alle future generazioni. Siamo i predatori e i devastatori sistematici della natura, senza un’etica della responsabilità.

4. Questo ‘modello di crescita’, con il grande uso di combustibili fossili, sta provocando il riscaldamento globale e il progressivo cambiamento climatico, che producono un grave deterioramento dell’ambiente e della qualità della vita, con conseguenze imprevedibili per l’ecosistema e per la stessa umanità. Gli indici di inquinamento dell’aria e di contaminazione dell’acqua e della terra raggiungono spesso livelli intollerabili. Si sta compromettendo la stessa sopravvivenza del genere umano.

5. Il cambiamento climatico, la fame, la violenza e le molte guerre e conflitti in atto nel pianeta provocano grandi migrazioni di popoli. I paesi di maggior benessere non vogliono essere ‘invasi’, e si proteggono innalzando muri, barriere, creando campi di concentramento e procedendo a deportazioni. Riappare un anacronistico nazionalismo che mette perfino in pericolo i passi fatti verso l’unità europea. Innumerabili sono le morti di migranti nel cammino, immenso il dolore per l’abbandono della propria terra e della propria famiglia, le difficoltà per l’inserimento in una nuova realtà sociale, culturale, economica, religiosa.

6. Il movimento migratorio ha risvegliato anche una forte discriminazione razziale. Diffidenza e ostilità. Difficoltà di trovare casa. Lavoro nero, rischioso e supersfruttato.

7. Enormi risorse ora sono investite nell’industria bellica, nella produzione e nel commercio delle armi, nella distruzione e nella ricostruzione di grandi strutture. Si continuano a produrre armi di distruzione massiva sempre più intelligenti e terrificanti. La guerra, le molte guerre in atto oggi, sono diventate il più grande affare, che produce incalcolabili guadagni, al prezzo di migliaia di morti. Papa Francesco parla di terza guerra mondiale. Di fatto, dietro i molti focolai di guerra oggi attivi nel mondo, almeno 20 i più importanti, ci sono sempre gli interessi degli stessi protagonisti, che si contendono gli spazi e i confini dei loro imperi. Forse presto ci sarà una resa dei conti tra imperi. Molte forze spingono in quella direzione. E incombe la minaccia atomica. Con gli attuali e con altri nuovi protagonisti, gli esperti prevedono la possibilità anche di altre guerre, per le fonti di energia, per l’acqua, per i vaccini di fronte a probabili future pandemie, per la conquista dello spazio, per le potenzialità che offre la scienza, con l’intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico, l’informatica e la robotica.

8. La grande produzione e le nuove tecnologie dovrebbero permettere a tutte le popolazioni un’alimentazione adeguata. Invece un quarto della popolazione mondiale non ha accesso a un’alimentazione sufficiente, e milioni di persone, specialmente bambini, ogni anno muoiono di fame o di malattie conseguenza della fame e delle insufficienti condizioni igieniche. La famosa ONG Oxfam afferma che ogni cinque secondi un bambino di meno di dieci anni muore di fame o delle sue conseguenze più immediate. Mentre contemporaneamente viene sprecato un terzo della produzione di alimenti. Secondo le Nazioni Unite, due miliardi e duecento milioni di persone non hanno accesso a servizi di acqua potabile. La metà della popolazione mondiale non ha servizi di cloache gestiti in forma sicura, ciò che in molti casi conduce a malattie diarreiche che colpiscono i gruppi più vulnerabili. Secondo l’UNESCO, trecento mila minori muoiono ogni anno per questa ragione.

9. Anche dove non manca una sufficiente alimentazione, vi è però una grande disuguaglianza economica e sociale. È in atto una grande concentrazione del capitale in mano a pochi gruppi molto ricchi e crescono la povertà e la precarietà in grandi settori della popolazione. La breccia tra ricchi e poveri continua ad aumentare. Grandi risorse economiche prima destinate al benessere sociale, alla salute e all’educazione, ora vengono sottratte per promuovere l’interesse privato. Secondo la stessa ONG Oxfam, nel 2024, la ricchezza personale dei 36 individui più ricchi del mondo, equivale alle entrate di più della metà dell’umanità, concretamente, a quattro miliardi e settecento milioni di persone.

10. Nonostante le dichiarazioni di piena uguaglianza tra tutti gli esseri umani, con uguali diritti e dignità, esiste nei fatti una grande differenza sociale tra uomo e donna: diverso il salario a parità di lavoro, diversa la possibilità di accesso agli incarichi di responsabilità, diverso l’uso concreto della libertà e dell’autodeterminazione: è forte ancora la cultura patriarcale. E quel che è peggio, sono numerosi i femminicidi, delitti in cui la donna è uccisa in quanto donna, ritenuta dall’uomo come sua proprietà.

11. Alle diverse crisi, economica, sociale, ecologica, culturale, morale, se ne aggiunge una molto preoccupante: la crisi di fede. Papa Francesco afferma che con questo ‘modello di crescita’, “anche le anime vengono contaminate”. La realtà giovanile è molto eterogenea, ma quasi ovunque si avverte un allontanamento massivo delle nuove generazioni dalla chiesa. Anche le persone più mature manifestano le loro difficoltà. Si direbbe che la pratica religiosa sia riservata sempre di più alle persone anziane. Anche il Covid ha causato un distanziamento “forzato” di molte persone dalla pratica religiosa regolare, che solo in parte è stato recuperato nei mesi successivi. La spinta rinnovatrice di Papa Francesco è accolta con grande favore da molti, ma è fortemente ostacolata da forze conservatrici, che si considerano guardiane dell’ortodossia, e che difendono anche grandi interessi politici ed economici. Altri invece ritengono che, al di là dei bei documenti come le grandi encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti, i veri cambiamenti promossi da Francesco siano molto pochi e poco significativi, e vorrebbero dei passi molto più decisi e concreti. L’uguaglianza tra uomo e donna nella chiesa è ancora molto lontana. Crescono i gruppi di preghiera, di adorazione e carismatici, ma non quelli impegnati nel sociale. Perfino il progetto del Sinodo per ora non suscita molto interesse. Lo stesso richiamo del Papa alla pace incontra poca eco, anche nell’episcopato. Il dialogo interreligioso e interculturale non ha ancora molto respiro.

12. L’Ordine dei Servi di Maria è nella chiesa e nel mondo, e condivide gli stessi problemi. Strutturalmente il suo asse centrale si è spostato dall’Europa e dalle Americhe, verso l’Africa, l’India, il Myanmar, l’Indonesia, le Filippine, il Vietnam, ma senza una vera inculturazione nei vari paesi. La preoccupazione dell’Ordine è rivolta più verso i propri problemi interni, che verso la società, come si vede dai documenti dei vari Capitoli. Difficile il rinnovamento. Le varie Congregazioni religiose femminili affiliate all’Ordine sono molto diverse tra loro, con un proprio dinamismo, anche geograficamente differente. L’Ordine Secolare, come parte della Famiglia dei Servi, per sua natura è più libero e incarnato, ma è limitato, almeno in Italia, dall’età dei suoi membri e dal mancato rinnovamento generazionale.

Questa rassegna ha voluto ricordare solo “qualche aspetto di alcuni gravi problemi dei nostri giorni”. Ma vi sono certo anche molte realtà positive, che alimentano la nostra speranza. Ci sono gruppi, comunità, movimenti, organizzazioni, che lavorano per il servizio alla vita, con grande intelligenza, dedizione e sacrificio. Perfino dentro i fenomeni più negativi a volte esistono cellule o isole che vanno contro corrente e proteggono le persone più fragili e vulnerabili. In Italia la Caritas realizza un’attività molteplice, di assistenza e di promozione. Ci sono le ONG, e c’è anche un volontariato diffuso e articolato in moltissime forme, che supplisce molte volte all’inefficacia o al disinteresse delle istituzioni, e molte persone, specialmente giovani, vi si dedicano con grande generosità. E vi è la chiesa in generale, con la sua accoglienza, la sua attività religiosa e il servizio della riconciliazione e della misericordia.

II. GIUDICARE

Per illuminare tutta questa realtà alla luce della fede, rimando al capitolo secondo dell’enciclica Fratelli tutti, in cui Papa Francesco analizza la parabola del “Buon Samaritano”, e cita molti passi della Sacra Scrittura, a partire da quell’inquietante domanda di Dio a Caino: «Dov’è Abele, tuo fratello?», e l’incredibile risposta di Caino: «Sono forse io il custode di mio fratello?» (n. 57). Poi il Papa prosegue con altre citazioni, di Giobbe, del Levitico e del Siracide, dell’Esodo e del Deuteronomio. Ma è soprattutto nel Nuovo Testamento che egli coglie una grande abbondanza di citazioni:

«“Tutta la Legge, infatti, trova la sua pienezza in un solo precetto: Amerai il tuo prossimo come te stesso” (Gal 5, 14). “Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione d’inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre” (1Gv 2,10-11). “Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte” (1Gv 3, 14). “Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4, 20). Anche questa proposta di amore poteva essere fraintesa. Non per nulla, davanti alla tentazione delle prime comunità cristiane di formare gruppi chiusi e isolati, san Paolo esortava i suoi discepoli ad avere carità tra di loro “e verso tutti” (1Ts 3, 12); e nella comunità di Giovanni si chiedeva che fossero accolti bene i “fratelli, benché stranieri” (3Gv 5). Tale contesto aiuta a comprendere il valore della parabola del buon samaritano: all’amore non importa se il fratello ferito viene da qui o da là. Perché è l’ “amore che rompe le catene che ci isolano e ci separano, gettando ponti; amore che ci permette di costruire una grande famiglia in cui tutti possiamo sentirci a casa. Amore che sa di compassione e di dignità”».

Ma dobbiamo attingere la luce anche dal patrimonio spirituale della famiglia dei Servi e delle Serve di Maria. Vi è una tradizione viva, di uomini e donne che hanno potuto e saputo realizzarsi, lungo questi quasi otto secoli di vita dell’Ordine, seguendo l’esempio dei primi Sette Padri, non solo i Santi e i Beati, ma anche tante persone esemplari di cui ci è stata trasmessa la memoria o che abbiamo conosciuto personalmente. E abbiamo dei bellissimi documenti, a partire dalla Legenda sull’origine dell’Ordine. Ci sono le Costituzioni dei Servi, precedute dalla Regola di Sant’Agostino, e i grandi documenti dei Capitoli Generali. L’Ordine Secolare ha una sua Regola, così bene commentata da Conrad Borntrager.

Voglio ricordare qui l’epilogo delle nostre Costituzioni, scritto da Padre Giovanni Vannucci: «Perseguendo, nella nostra vita, l’ideale di giungere alla perfetta statura di Cristo, avremo verso le creature solo rapporti di pace, di misericordia, di giustizia e di amore costruttivo. In questo impegno di servizio, la figura di Maria ai piedi della Croce sia la nostra immagine conduttrice. Poiché il Figlio dell’uomo è ancora crocifisso nei suoi fratelli, noi, Servi della Madre, vogliamo essere con Lei ai piedi delle infinite croci, per recarvi conforto e cooperazione redentrice. Nella nostra dedizione a un amore sempre più grande, prenderemo ogni giorno la nostra croce e, ricordando che saremo giudicati sulle parole: “ero affamato e mi avete nutrito..., ero nudo e mi avete vestito...”, vogliamo rinunciare ai nostri interessi per seguire Gesù nella sua opera di salvezza dell’uomo. La creazione è ancora nel dolore e nel travaglio. Ma la consapevolezza di essere portatori di quelle energie che la libereranno dalla schiavitù della corruzione per introdurla nella libertà dei figli di Dio, ci dia la gioia promessa da Cristo, che nessuno ci potrà mai togliere» (art. 299).

È un testo bellissimo, che riassume la più autentica spiritualità dei Servi di Maria. Il nostro ideale è riprodurre in noi le caratteristiche del Figlio dell’uomo, Gesù, nella progressiva trasfigurazione di noi stessi, e nell’umanissimo atteggiamento di avere «verso le creature solo rapporti di pace, di misericordia, di giustizia e di amore costruttivo».

Per realizzare questo ideale, le Costituzioni propongono, secondo una grande tradizione spirituale dell’Ordine, di avere come immagine conduttrice, che trasmette ispirazione e forza, la figura di Maria ai piedi della Croce. Quell’immagine ci aiuta a contemplare Gesù nella manifestazione estrema del suo amore, fino a dare la vita, e nello stesso tempo ad avere consapevolezza che «il Figlio dell’uomo è ancora crocifisso nei suoi fratelli». Da qui l’impegno del Servo di Maria, di «essere con Lei ai piedi delle infinite croci, per recarvi conforto e cooperazione redentrice». È la nostra vocazione specifica, ed è anche ciò che la chiesa ha sempre cercato di fare. Non è un’esperienza facile. Costa molto rimanere con costanza in prossimità del dolore degli altri, e non essere tentati di fuggire o perfino di colpevolizzare quelli che sono nel dolore. Ma sono molte le iniziative, le organizzazioni, le Congregazioni religiose che lungo i secoli si sono dedicate a curare le ferite della società, investendo enormi risorse spirituali ed economiche «per recare conforto e cooperazione redentrice». Molti hanno speso la loro vita per soccorrere Gesù in colui che aveva fame, sete, era nudo, migrante, carcerato. La storia della compassione e della misericordia ha dei capitoli bellissimi, stimolanti e commoventi.

Eppure, tutto questo oggi non basta più.

Per avere «verso le creature solo rapporti di pace, di misericordia, di giustizia e di amore costruttivo», è necessario unire alla «figura di Maria ai piedi della Croce», l’immagine di “Maria del Magnificat”, che canta con tutto il suo essere: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nel pensiero del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote». È necessario stare con Maria «ai piedi delle infinite croci, per recarvi conforto e cooperazione redentrice», ma ancor più necessario e urgente è lavorare perché non ci siano crocefissi, e per schiodare e far scendere dalla croce i crocefissi, per distruggere le croci e impedire che si costruiscano. Certo ci sono le croci che nascono dai nostri limiti, dalla nostra precarietà di esseri umani, che prima o dopo si ammalano e muoiono. Di fronte a queste croci dobbiamo sapere resistere, ma a un certo momento sapere anche consegnarci. C’è la croce per la sofferenza degli altri, soprattutto delle persone amate. C’è la croce di sentirci peccatori, e di lottare per far nascere in noi la creatura nuova. Ma ci sono le innumerevoli croci costruite dall’essere umano, che umilia, ferisce e sfrutta altri esseri umani e la stessa creazione: le croci della disuguaglianza, dell’ingiustizia, della fame, della guerra con tutte le sue terribili conseguenze, della violenza contro popoli interi e dell’aggressione alla natura; la croce della discriminazione, del razzismo e delle sofferenze per l’emigrazione. Non possiamo limitarci a curare le ferite prodotte da queste croci. Non possiamo praticare la carità verso i poveri e lasciarli nella loro condizione. La loro povertà non è voluta da Dio e neppure è cosa naturale, ma conseguenza di forze sociali e politiche che li sfruttano. Non sono semplicemente poveri, ma oppressi. Dobbiamo lavorare, ognuno secondo le sue possibilità, ma anche come Fraternità Secolare e come Famiglia religiosa, perché queste croci siano eliminate e si crei un’umanità nuova, felice, fraterna, giusta, in pace, e solidale con tutta la creazione.

III. ATTUARE

Ispirati da questi criteri, e per essere capaci di trovare forme concrete per realizzare questo ideale nella vita di ogni giorno come Servi e Serve di Maria dell’Ordine Secolare, ricordiamo quanto ancora ci dice Papa Francesco nel capitolo terzo della sua enciclica Fratelli tutti: «Un essere umano è fatto in modo tale che non si realizza, non si sviluppa e non può trovare la propria pienezza “se non attraverso un dono sincero di sé”. E ugualmente non giunge a riconoscere a fondo la propria verità se non nell’incontro con gli altri: “Non comunico effettivamente con me stesso se non nella misura in cui comunico con l’altro”. Questo spiega perché nessuno può sperimentare il valore della vita senza volti concreti da amare. Qui sta un segreto dell’autentica esistenza umana, perché “la vita sussiste dove c’è legame, comunione, fratellanza; ed è una vita più forte della morte quando è costruita su relazioni vere e legami di fedeltà. Al contrario, non c’è vita dove si ha la pretesa di appartenere solo a sé stessi e di vivere come isole: in questi atteggiamenti prevale la morte”» (n. 87).

Suggerisco alcune altre proposte, tra le tante che dobbiamo essere capaci di inventare:

1. Sentire che la Fraternità Secolare è la mia famiglia, e quindi aver cura di ogni suo membro. Dedicare tempo e interesse per costruire la comunione. L’appartenenza all’Ordine Secolare suppone una vocazione, con un patto di solidarietà con quanti condividono la stessa vocazione. Non si tratta semplicemente di un’attività transitoria.

2. Approfondire la conoscenza della Madonna a partire dal Vangelo. Una maggior conoscenza della Bibbia ci può aiutare ad avere una devozione con autentiche radici nella Parola di Dio, e così trasmetterla anche agli altri. Una devozione mariana fondata sulla Parola di Dio può essere un contributo importante e originale che possiamo offrire alla comunità cristiana.

3. Come un’espressione della nostra devozione alla Madonna, possiamo usare il Rosario o la Corona dell’Addolorata, o altre forme tratte dal patrimonio spirituale dell’Ordine, ma anche altre modalità, che possiamo creare con una certa originalità. Ma la nostra devozione si manifesterà soprattutto nel nostro modo di vivere, imparando a seguire Gesù come lei, che è passata da madre a discepola, e ci insegna ad ascoltare la sua parola: «Fate tutto quello che egli vi dirà».

4. Vedere se è possibile, e con quali ritmi, realizzare la Lectio divina, secondo un’autentica tradizione dell’Ordine fin dalle sue origini. Se risulta difficile realizzarla comunitariamente come Fraternità, ci si può associare individualmente a qualche gruppo che già la realizza.

5. Nella sua recente esortazione apostolica Laudate Deum, Papa Francesco ha rinnovato la manifestazione delle sue «accorate preoccupazioni per la cura della nostra casa comune». Le aveva espresse ampiamente nell’enciclica Laudato si’. Ma poi ha visto la grave e urgente necessità di ribadirle, perché non c’è sufficiente coscienza della catastrofe a cui possiamo andare incontro: «Con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura. Al di là di questa possibilità, non c’è dubbio che l’impatto del cambiamento climatico danneggerà sempre più la vita di molte persone e famiglie. Ne sentiremo gli effetti in termini di salute, lavoro, accesso alle risorse, abitazioni, migrazioni forzate e in altri ambiti. Si tratta di un problema sociale globale che è intimamente legato alla dignità della vita umana. I vescovi degli Stati Uniti hanno espresso molto bene il senso sociale della nostra preoccupazione per il cambiamento climatico, che va oltre un approccio meramente ecologico, perché “la nostra cura per l’altro e la nostra cura per la terra sono intimamente legate. Il cambiamento climatico è una delle principali sfide che la società e la comunità globale devono affrontare. Gli effetti del cambiamento climatico sono subìti dalle persone più vulnerabili, sia in patria che nel mondo”. Con poche parole lo hanno detto anche i vescovi presenti al Sinodo per l’Amazzonia: Gli attacchi alla natura hanno conseguenze sulla vita dei popoli. E per esprimere con forza che non si tratta più di una questione secondaria o ideologica, ma di un dramma che ci danneggia tutti, i vescovi africani hanno dichiarato che il cambiamento climatico evidenzia “un esempio scioccante di peccato strutturale”» (numeri 2, 3).

La Fraternità Secolare dovrà prima di tutto informarsi su ciò che sta avvenendo in relazione al cambiamento climatico, farsi una coscienza ecologica, conoscere, come suggerisce il Papa, le cause umane, i danni e i rischi, l’errore del paradigma tecnocratico, la debolezza della politica internazionale, i progressi e i fallimenti delle Conferenze sul clima, e che cosa si dovrebbe e si potrebbe fare, soprattutto da parte di chi vuole vivere concretamente la sua fede. È una grave ingiustizia lasciare alle future generazioni un mondo così deteriorato. Possiamo incidere sulle grandi scelte politiche, anche se molto poco, manifestando con fermezza la nostra indignazione, le nostre paure e la nostra volontà di cambiamento, perché la società si mobiliti per dirigere la comunità di vita, l’ecosistema globale della terra verso la sua preservazione e il suo destino migliore. Per creare coscienza, possiamo anche fare qualcosa che è nelle nostre mani ogni giorno, guidati dai criteri delle quattro R: Rifiutare; Riusare; Ridurre; Riciclare. Possiamo rifiutare prodotti inquinanti, riusare oggetti che possono ancora servire, ridurre molti consumi non necessari e riciclare ciò che si può trasformare per nuovi usi. La sostituzione parziale di alimenti a base di proteine animali con alimenti a base vegetale può aumentare l'aspettativa di vita e ridurre le emissioni di gas serra. La Fraternità Secolare può fare molto, in compagnia di tanti compagni di strada, persone, gruppi, istituzioni, che lavorano con la stessa finalità.

6. Il problema dei migranti è molto complesso, e facilmente provoca divisioni nelle stesse comunità. Le grandi migrazioni dei popoli sono sempre esistite, e oggi più che mai continuerà incontenibile la pressione migratoria. La Fraternità Secolare deve trovare ispirazione nel Vangelo e nella tradizione spirituale propria dell’Ordine. Fin dall’inizio, l’Ordine è concepito come “la sesta città di rifugio” che, come si dice nel libro dei Numeri (35, 6), del Deuteronomio (19, 1-10) e di Giosuè (20, 1-3), dava asilo anche all’autore involontario di un omicidio, proteggendolo dalla legge che imponeva: «Il sangue si paga con il sangue». Il colpevole restava nella città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote in carica nel momento del delitto, e poi poteva tornare a casa sua in piena libertà. La Legenda sull’origine dell’Ordine ci assicura che coloro che entreranno nell’Ordine «mai oseranno o tenteranno di separarsi, di fatto o anche soltanto interiormente, da questa città di rifugio. Lo faranno solo alla fine, quando l’anima, morta al mondo e ai peccati insieme a Cristo, sommo sacerdote, sarà chiamata per la morte fisica alla vita senza tramonto e restituita alla piena libertà» (n. 3). La stessa Legenda assicura anche che la Nostra Signora volle «far capire a tutti che al suo Ordine, come sesta città spirituale di rifugio, ognuno, in qualunque stato si trovasse, avrebbe potuto accedere tranquillamente o per conseguire la salute dell’anima o per conservarla, nel caso l’avesse già raggiunta, e infine ottenere da lei e dal suo Figlio la grazia e la gloria dopo aver servito con scrupolosa fedeltà fino al termine della vita» (n. 16). La Fraternità Secolare deve sentirsi erede di questa tradizione, che ha prodotto anche recentemente iniziative molto belle, come «la Fondazione Sesta Città di Rifugio onlus», promossa dal Servo di Maria fra Moreno Versolato, con la collaborazione delle suore Serve di Maria Riparatrici, a favore dei detenuti del carcere di Rebibbia. Questa tradizione deve produrre altri buoni frutti, non solo verso i carcerati, ma anche verso i migranti. È necessario lavorare per una cultura dell’accoglienza e della cura di ogni essere umano, con un impegno comunitario e personale, appoggiando anche attività già in atto, come il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Esemplare sul tema degli immigrati è la gestione intelligente e responsabile di alcuni comuni della provincia di Vicenza, con una strategia condivisa. Si possono anche, ad esempio, attivare o collaborare con scuole di italiano per migranti, essendo la lingua elemento cruciale per l’inserimento. Particolarmente interessanti quelle dedicate alle donne, che costituiscono elementi chiave per l’integrazione positiva, o la rete delle “Scuole senza permesso” che si rivolgono ai sans-papiers, coloro che non hanno documenti, i più fragili.

7. Grande attenzione la Fraternità Secolare dedicherà al tema della pace, in un momento così grave per l’Europa e per il mondo. Eredi di un movimento pacifista a cui appartenevano i nostri primi Sette Padri, che escludeva l’uso della spada e di montare a cavallo, perché il cavallo era comunemente usato per la guerra, vogliamo impegnarci, come San Filippo, a portare pace e a lavorare per una cultura di pace. In un clima di grande promozione dell’industria bellica, con l’intenzione di dedicare nei prossimi cinque anni immense risorse europee per gli armamenti, noi dobbiamo dire no alla guerra e alla produzione e al commercio delle armi. Se ci si difende dalla guerra con la guerra, si raddoppia la guerra, i morti e le distruzioni, si alimentano l’odio e la volontà di vendetta. La questione della pace include tutte le altre: giustizia, economia, povertà, ambiente, lavoro, salute, relazioni internazionali, scuola, informazione, libertà. È necessario ripudiare la guerra. Nell'era nucleare, la guerra non è più giustificabile, non può avere fini giusti senza danni estremi, totali. La guerra è fuori e contro la ragione (Papa Giovanni XXIII). Dalla guerra tutti escono sconfitti, l’unica vincitrice è la morte. È necessario smontare moralmente e politicamente l'enorme apparato bellico-industriale, che sottrae alla vita enormi risorse, e produce volontà di guerra. È necessario negare collaborazione culturale ed emotiva alle politiche di guerra, e alle alleanze militari di difesa offensiva. Occorre costruire una cultura di pace, che riconosce i conflitti reali, ma li pensa e li affronta in modo radicalmente alternativo: con il dialogo e l’azione diplomatica, con strategie non distruttive, con la disposizione fondamentale che ripudia l'uccisione di persone, con azioni di difesa non identiche, nel metodo armato, all'offesa ricevuta: azioni di resistenza popolare attiva nonviolenta, di disobbedienza civile, con l'obiezione di coscienza che rifiuta ogni collaborazione alla guerra, nell'esercito, nell'industria, nel lavoro personale, nell’informazione e nella cultura. «Si deve mettere in discussione il paradigma secondo il quale c'è una sola strada per difendersi: armarsi». Armarsi più del nemico, che si arma di più, e noi più di lui, in una corsa mortale senza fine. Compito dell'umanità, di ogni essere umano, è custodire, sviluppare e gustare la vita. La Fraternità Secolare e ogni suo singolo membro sapranno accompagnare e aderire alle diverse iniziative per la pace, ascoltando gli insistenti inviti di Papa Francesco.

8. Cercare di conoscere e studiare la nostra possibile collaborazione, come Fraternità o in modo individuale, con le forme di volontariato esistenti nel nostro territorio, dedicate alla solidarietà verso i poveri. Un’esperienza interessante, ispirata alla spiritualità dell’Ordine, è l’Associazione di Stra (Venezia) “Sulle orme dei Servi – verso il mondo”, promossa da Annalisa e Michele Zuin, che aiuta con viveri ed elementi di prima necessità, e con progetti di promozione umana, situazioni di particolare precarietà in vari paesi del mondo.

Dove non esistano queste forme di volontariato, la Fraternità Secolare può farsene promotrice, impegnandosi direttamente o creando la coscienza della loro necessità. Ad esempio, si può sostenere ed eventualmente promuovere la “Banca del tempo”, che vive sul principio rivoluzionario ed evangelico che l’unità di misura dei servizi e dei beni scambiati non è il denaro, ma il tempo che ogni persona mette a disposizione di tutti gli altri. Altra iniziativa può essere la “Banca etica”, nata 25 anni fa in Italia, l’unica banca cooperativa che ha l’impegno di non finanziare la produzione e il commercio di armi, promuove e sostiene progetti in favore dei poveri, e con il microcredito vuole tutelare l’ambiente, la sanità e i diritti umani. Semplicemente si affida il denaro a questa banca, invece di affidarlo ad altre banche che hanno obiettivi puramente commerciali e molto spesso finanziano anche l’industria bellica.

9. Una Fraternità potrebbe sentirsi chiamata a realizzare per un tempo determinato un proprio progetto di solidarietà e di promozione umana, soprattutto se percepisce che è una necessità del territorio in cui vive, o di una regione molto bisognosa. In questo caso si potrebbero privilegiare progetti promossi e portati avanti da donne.

10. Ogni Fraternità dedicherà speciale attenzione alla questione femminile. Già il Capitolo Generale tenuto in Messico nel 1995, nel suo documento Servi del Magnificat, aveva dichiarato: «Il primo servizio che possiamo offrire alla causa della ‘promozione della donna’ è quello di una grande apertura e attenzione al mondo femminile, ai suoi problemi e alle sue aspirazioni nella comunità ecclesiale» (n. 90). Le Fraternità Secolari sono composte in maggioranza da donne. Si devono trovare forme concrete di sostegno alla donna, evitando di limitarsi a belle dichiarazioni. Ci sono molti gruppi che lavorano in questo ambito. La Fraternità sosterrà quelli che considera più vicini alla sua sensibilità e alla sua spiritualità. Una forma per onorare la Madonna sarà anche l’impegno a favore della donna. A Oruro (Bolivia), nel Santuario della Vergine del Socavón, i Servi di Maria, come forma di devozione alla Madonna, hanno organizzato un servizio di sostegno alla donna vittima di violenza famigliare, con assistenza legale, psicologica, sociale, spirituale.

11. Saper riconciliarci se c’è qualche momento di contrasto, chiedendoci perdono. Imparare e applicare il metodo della soluzione pacifica dei conflitti, anche con l’aiuto eventuale di persone esperte. Saper valorizzare la diversità come ricchezza e non come minaccia all’unità. Non tollerare semplicemente la diversità, ma scoprire che la diversità è cosa buona, che ci apre a punti di vista diversi e arricchenti.

12. Se un membro tace o qualche volta è assente, cercare la comunicazione con lui, e magari fargli visita, per sapere come sta e fargli sentire il nostro affetto e la nostra vicinanza. Dedicare particolare cura quando un membro della Fraternità è colpito da un lutto famigliare o da malattia.

13. Aiutare, se possibile, anche economicamente un membro della Fraternità se attraversa un momento di grave necessità.

14. Festeggiare con gioia e segni di affetto il compleanno o l’onomastico di ogni membro della propria Fraternità.

15. Creare un gruppo di Whatsapp, o altro mezzo, con tutti i membri della propria Fraternità, per scambiare esperienze, necessità, gioie, dolori. Ognuno può comunicare ciò che ritiene bello e opportuno condividere con gli altri.

16. Organizzare periodicamente una riunione con tutte le Fraternità della regione per riflettere su qualche tema di grave attualità, come pace, cambiamento climatico, emigranti, intelligenza artificiale, ecc. Si potrebbe pensare anche a una giornata di festa comunitaria, semplicemente nella gioia e nella gratuità.

17. L’Ordine Secolare è parte della Famiglia dei Servi e delle Serve di Maria. Dovrà sentirsi impegnato a partecipare o creare occasioni di comunione con i diversi rami della Famiglia. Per questo prima di tutto è importante la comunicazione reciproca, attraverso i diversi mezzi cartacei o informatici. L’Ordine secolare per la sua originalità e la sua esperienza, per le sue radici nella società e per la sua libertà, può arricchire molto tutta la Famiglia, essere protagonista stimolante e creativo. Se per molto tempo è stato dipendente spiritualmente dall’Ordine religioso maschile, oggi l’Ordine Secolare dovrebbe essere capace di ispirare con forza tutta la Famiglia. Specialmente la parte femminile può essere portatrice di grande speranza. Ogni Fraternità Secolare troverà le forme opportune nella sua relazione con le comunità religiose locali.

18. Valorizzare l’iniziativa del Commercio equo e solidale, destinata a sostenere progetti di promozione umana in territori di missione dove l’Ordine è presente. Invece di comprare in qualunque negozio le cose di cui abbiamo bisogno, molte le possiamo trovare lì, selezionate con il criterio dell’equità e della solidarietà.