Domenica 14 gennaio 24 - fra Ermes Ronchi
In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l'agnello di Dio!». E i suoi due discepoli (...) seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì - che, tradotto, significa maestro - dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Gv 1,35-42
commento per i social
IN PELLEGRINAGGIO NEL LUOGO DEL CUORE
Rabbì, dove dimori? “Venite e vedrete”, e il maestro ci mostra che la sua casa, e la mia, è fatta di sguardi, esperienze, incontri, vicinanza. In una parola, di vita.
Un racconto che profuma di libertà e coraggio. Due discepoli vivi, che non se ne stanno comodi e sicuri alla scuola del più grande profeta del tempo, quel Giovanni dagli occhi acuti; ma si incamminano per sentieri sconosciuti, dietro a un giovane rabbi di cui ignorano tutto, salvo un’immagine folgorante: ecco l'agnello di Dio!
Gesù si voltò e disse loro: cosa cercate? Come farà da Risorto in quel mattino di primavera, con parole del tutto simili: Donna, chi cerchi?
Cosa cercate? Domanda che definisce l'uomo come l’essere con un punto di domanda ben preciso piantato nel cuore, come un cercatore di senso mai arreso. Gesù pone le sue mani sante nel tessuto profondo e vivo della persona, che è il desiderio: cosa desiderate davvero? Parole che sono «come una mano che prende le viscere e ti fa partorire» (A. Merini).
La Parola di Dio ci educa alla fede attraverso le vere domande del cuore. «Prima di correre a cercare risposte, vivi bene le tue domande» (Rilke). Gesù non chiede di aderire ad una dottrina, ma di rientrare in se stessi, di riconoscerne il desiderio profondo. E non cerca immolazioni sull'altare dei sacrifici, non pretende sforzi sovrumani. Ti chiede di partire in pellegrinaggio verso il luogo del cuore, di comprenderlo. Ogni vangelo personale inizia con questa discesa nel proprio intimo: «Io ti cercavo fuori di me e tu invece eri dentro di me» (S. Agostino). Là, dove nascono i miei sogni, scoprirò non un caos senza senso, ma un Volto che non è il mio volto, e con Lui evangelizzerò i miei inferi, quegli oceani interiori che mi minacciano e che mi generano.
Maestro, dove abiti? Cerco la tua casa dove sedermi ai tuoi piedi per ascoltare parole di vita come Maria di Betania, come il piccolo Samuele. Cerco un luogo dove vederti vivere, ed imparare da te come si possa amare veramente, come si possa gioire davvero, lavorare il futuro, guarire, creare, perdersi per qualcuno e poi risorgere.
Giovanni stava ancora là e fissa lo sguardo su Gesù che passa. Giovanni sta, è un punto nella storia; Gesù passa, uomo che cammina, che è come una linea nella storia, lungo la quale camminare. Gesù passa, passa sempre, c’è sempre qualcuno che te lo indica!
E io voglio essere come Giovanni, non lasciarmi scappare il mistero, il nuovo, il bene; e mi sorprende sempre, perché mi aspettavo un signore potente e invece è un migrante che bussa alla mia porta; mi aspettavo un giudice severo e invece è un vecchio dagli occhi limpidi, è una badante dell’est.
Scrive san Giovanni Crisostomo: «trova la chiave del cuore. Questa chiave, lo vedrai, apre anche la porta del Regno». E san Bernardo aggiunge: «accosta le labbra alla sorgente del cuore e bevi».
Rabbì, dove dimori? “Venite e vedrete”, e il maestro ci mostra che la sua casa, e la mia, è fatta di sguardi, esperienze, incontri, vicinanza. In una parola, di vita.