Pasqua del Signore - 9 aprile 2023 - fra Ermes Ronchi
Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. (...) L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto (...)Matteo 28, 1-8
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NON QUI
Nella tomba fuori le mura di storicamente certo c’è solo il vuoto. E da quel buio vuoto parte la corsa di Maddalena, di Pietro, di Giovanni, di noi tutti.
Un corpo assente. Nella tomba fuori le mura di storicamente certo c’è solo il vuoto. E da quel buio vuoto parte la corsa di Maddalena, di Pietro e di Giovanni, la paura delle donne, lo sconcerto di tutti.
Il primo segno è la pietra divelta. Silenzio e freddo. Un corpo assente non può sfamare la bramosia della morte; morte attonita, a mani vuote, dai conti in perdita.
Davanti a tanta assenza, ecco angeli vestiti di lampi: “perché cercate tra i morti colui che vive? Non è qui”. Una cascata di speranza. Il “Vivente” non è qui! Lui c'è, ma non più fra le cose morte. Non più.
Qualcosa si muove in Maria: un'ansia, un’improvvisa folata di vento scuote di colpo lei e la vita attorno.
Corse allora... cos’altro avrebbe potuto fare? Corre perché sta nascendo il giorno, deve correre perché è il parto del mondo nuovo, perché incombono le doglie della vita, del futuro, della speranza, di nuovi orizzonti.
Corre da Pietro e dal discepolo amato e anche loro «correvano tutti e due...». Perché tutti corrono nel mattino di Pasqua? Perché il cuore è in tumulto, perché l'amore ha fretta, perché la vita non indugia e spinge, per aprirsi un varco e uscire.
Chi ama è sempre in ritardo sull’amore. E il discepolo che Gesù amava corre più in fretta, arriva per primo alla fede, perché, «i giusti camminano, i sapienti corrono, ma solo gli innamorati volano» (Camilla Battista Varano).
Non mi toccare, dice Gesù. Si tocca per capire, per stringere, come non ci fosse altro. Non mi trattenere perché la lotta non finisce qui, perché questo mattino è solo l'avvio. La festa sarà dopo, quando Dio asciugherà ogni lacrima e non ci sarà più né morte, né lutto, né lamento, perché le cose di prima sono passate.
Alle volte ho un sogno: che al Santo Sepolcro un annunciatore ripeta le parole dell'angelo: non è qui. È fuori, è davanti. Cercate meglio, cercate ancora. Vi precede in Galilea, là dove tutto può ripartire. E incalza: Lui si fida ancora, vi aspetta per vivere solo di inizi. Vi precede perché la risurrezione di Gesù è assoluta novità, ma catturerà anche voi, sarete presi dentro, contagiati di vita indistruttibile!
Molto più facile sarebbe stato fondare il cristianesimo sulle opere di Gesù, sul suo coraggio di opporsi ad ogni potere, di morire perdonando. La risurrezione, bastione su cui si regge o cade la Chiesa, non è un’invenzione o una scelta degli apostoli, è un qualcosa che si è imposto da sé. Ed è così bello pensare che Pasqua, l'inaudito, è raccontata con i verbi semplici dei nostri mattini (svegliarsi, alzarsi), quando fuori è primavera e magari non ce ne accorgiamo.
Pasqua è qui, adesso. Ogni giorno, quel giorno. La forza della Risurrezione e delle ripartenze “non riposa finché non abbia raggiunto l’ultimo ramo della creazione e rovesciato la pietra dell’ultima tomba” (M. Luzi).