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Un corteggiamento mite e disarmato

Data: 29-09-2022, in Commenti al Vangelo

Domenica 2 ottobre 22 - fra Ermes Ronchi

  In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? (...)».  Luca 17, 5-10

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UN CORTEGGIAMENTO MITE E DISARMATO

Fede vera non è piantare al­beri nel mare, neanche Gesù l'ha mai fatto, è vivere il miracolo quotidiano dell’a­more che non si arrende. Tutti abbiamo visto il mare riempirsi di alberi, erano intere piantagioni di testimoni, e non era un sogno.

Sràdicati e piàntati nel mare! Anch’io ho visto il mare riempirsi di alberi. Molte volte. Erano intere piantagioni di testimoni, di uomini liberi radicati in luoghi impossibili, in mari infuriati, a dissodare il presente e il futuro con fede da granellino di senapa.

Per capire il desiderio degli apostoli: “accresci in noi la fede”, dobbiamo fare un passo indietro, riandare alla proposta di Gesù un versetto prima: se tuo fratello peccherà sette volte contro di te e sette volte tornerà dicendosi pentito, tu gli perdonerai.

Sembra una missione impossibile, ma tu gli darai fiducia, gli darai credito, come fa Dio con te; e crederai nel suo futuro. Questo è il perdono, che non guarda a ieri ma al domani; che non libera il passato, libera il futuro di tutti.

Gli apostoli tentennano, temono di non farcela, e allora: “Signore, aumenta la nostra fede”. È così poca! Come sarebbe possibile vivere senza fidarsi di qualcuno?

Ma Gesù non li esaudisce, perché la fede non è un dono consegnato da fuori, è la mia risposta al corteggiamento mite e disarmato di Dio. Fede vera non è piantare al­beri nel mare, neanche Gesù l'ha mai fatto, è vivere il miracolo quotidiano dell’a­more che non si arrende.

Per questo, “se aveste un granel­lino microscopico di fede”… un quasi niente! E’ questione di qualità, non di quantità. Qui appare un tratto tipico di Gesù: l'infinito rivelato dal piccolo. E sceglie di parlare della fede con il registro delle briciole, del pizzico di lievito, della fogliolina di fico, del bambino in mezzo ai grandi. 

Ma come posso sapere se ho fede? Gesù ci indica la sua misura suprema: sii servo. «Quando avete fatto tutto, dite: siamo servi inutili». Inutili noi, ma mai è inutile il servizio. 

Inutile significa non servire a niente, non produrre. Ma per Gesù non è questo il senso: non sono incapaci né improduttivi quei servi che arano, pascolano, preparano da mangiare. Sono semplicemente servi senza pretese e senza secondi fini. E ci chiama ad osare la vita, all’audacia di scegliere, in un mondo che percorre la strada della guerra, il sentiero ripido della pace. Farsi costruttori di pace è un servizio più vero ancora dei suoi risultati: è questo il nostro modo di sradicare alberi e farli volare.

È il servizio che è vero, non il premio. Vera fede è amare Dio più delle Sue consolazioni. Abbiamo visto missionari radicarsi come alberi in luoghi impossibili, gente dalla fede tenace abbracciare problemi senza soluzione, mu­ra di odio dissol­versi, come loro anch’io ho bisogno solo di essere me stesso, per me e per il mio prossimo, con la gioia e la fatica del credere, con i miei granelli di fede e la mia porzione di fuoco, con un cuore che si accenda per Dio. Non ho bisogno di nient'altro. 

Noi siamo i flauti, ma il soffio è tuo, Signore (Rumi). Ho visto il mare riempirsi di alberi, e non era un sogno.

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