Domenica 10 luglio - p. Ermes Ronchi
In quel tempo (...) Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino (...)». Lc 10,25-37
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La straordinaria intelligenza comunicativa di Gesù si svela con una storia semplice, che tutti possono capire.
Le sue parabole rappresentano la punta più alta e geniale, la più rifinita del suo linguaggio, non l'eccezione. Insegnava non per concetti, ma per immagini e racconti, che liberano la mente, la rendono leggera e immediata.
Ecco una delle storie più belle al mondo.
Un uomo scendeva, e guai se ci fosse un aggettivo: giudeo o samaritano, ricco o povero, può essere perfino un disonesto, un brigante anche lui. E’ l'uomo, e tanto basta.
Non ne sappiamo il nome, ma sappiamo il suo dolore: ferito, colpito, terrore e sangue, faccia a terra. Simbolo di un oceano di uomini, derubati, bombardati, naufraghi, sacche di umanità insanguinata per ogni continente. Il mondo intero scende da Gerusalemme a Gerico, sempre.
Il primo che passa quella sera è un prete, che lo aggira, lo scansa, passa oltre.
Ma dov'è questo oltre? Cosa c'è oltre l’uomo? Il nulla. Tantomeno Dio. Oltre il dolore dell'uomo, non ci sono il tempio e il culto, c'è solo l'illusione di una religione sterile come la polvere.
Nessuno può dirsi estraneo, nessuno può dire “si fermino gli altri”. Bisogna avvicinarsi, vedere gli occhi, ascoltare il respiro, allora ti accorgi che quell'uomo è un pezzo di te.
E il sogno di un mondo nuovo distende le sue ali ai primi tre gesti del samaritano: lo vide, ne ebbe pietà, si fece vicino.
La compassione, descritta come una fitta nelle viscere, fa scendere il samaritano da cavallo e chinarsi sul ferito. La compassione non è istinto, è conquista; non è un dato, ma un compito . E poi altri sette verbi in fila per descrivere l’amore, un amore senza parole: versò, fasciò, caricò, portò, si prese cura, pagò. Fino al decimo verbo: ripasserò a saldare, se serve.
Quell’uomo che scendeva da Gerusalemme a Gerico è fortunato. Perché l'esperienza di essere amato gratuitamente, anche una sola volta nella vita, riempie tutto di senso, risana in profondità chi si sente calpestato nell'anima.
Il dottore ha domandato: cosa devo fare per essere vivo? Come si fa ad essere uomo? E Gesù risponde: tu amerai; lo sai già, lo dice la legge. Tutto il futuro è qui, in un unico imperativo.
Allora ama il prossimo tuo, ama i tuoi samaritani, quelli che ti hanno salvato, rialzato, che hanno sofferto per te. Chi ti ha versato olio e vino sulle ferite, e affetto nel cuore. Non dimenticare mai chi ti ha soccorso e ha pagato per te. Li amerai con gioia, con festa, con gratitudine. E da loro imparerai. Va’ e anche tu fai così.
L'appuntamento con Dio, per te e per tutti, è sempre sulla strada di Gerico.